
SHOAH E MEMORIA
Il termine ‘genocidio’ viene utilizzato ufficialmente per la prima volta nel 1946, mentre i dirigenti della Germania nazista venivano processati a Norimberga per crimini contro l’umanità. Lo sterminio di circa due terzi degli ebrei che abitavano l’Europa è considerato appunto un genocidio, ovvero l’uccisione deliberata di un intero popolo, senza distinzioni di età, sesso, opinioni o religione. Non si tratta dell’unico genocidio della storia: soltanto nel ‘900 c’è stato quello degli armeni in Turchia durante la Prima Guerra Mondiale.
Per molti storici anche la deportazione di milioni di contadini (e spesso di intere popolazioni) compiuta da Stalin tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40, comportando veri e propri stermini, è un genocidio. Uno degli ultimi grandi genocidi del ‘900 è poi quello compiuto dalla dittatura comunista in Cambogia tra 1975 e 1976. Ma i casi non mancano neanche andando indietro nella storia: basti pensare allo sterminio degli Incas e degli Aztechi nelle americhe, o a episodi come la crociata contro gli Albigesi nella Francia del Medioevo. Cos’è dunque a rendere unica la shoah? Stabilire una classifica di quale sia stato il peggiore sterminio di massa di popolazioni inermi (inclusi i bambini) nella storia è assolutamente inutile. Forse è importante però ricordare come ciò che rende unica la ‘soluzione finale’ teorizzata dai nazisti è il suo carattere sistematico e pianificato. Nel cuore della civilissima Europa, nel periodo in cui gli europei si consideravano i popoli più ‘avanzati’, sia tecnologicamente che culturalmente, di tutto il mondo, Hitler ed il nazismo pianificavano la cancellazione totale di tutti gli ebrei dalla faccia della terra.
Un altro fattore incerto e che in qualche modo divide gli storici è la decisione di sterminare gli ebrei. Secondo gli intenzionalisti già dal 1920, nascita del partito nazista, lo sterminio era deciso. Secondo i funzionalisti invece la shoah è il frutto di una serie di avvenimenti successivi al 1933, che avevano portato il regime nazista a radicalizzarsi e ad andare oltre quelli che erano i piani originari. Oggi si tende ad adottare una posizione intermedia, che tiene conto del ruolo fondamentale di Hitler nel teorizzare la distruzione degli ebrei già da prima degli anni ‘30, ma senza dimenticare come le decisioni, a partire dal 1933, vengono prese in stretta connessione con gli eventi della seconda guerra mondiale.
In ogni caso, grazie alla ricerca e alla testimonianza dei sopravvissuti (gli ultimi dei quali stanno sparendo in questi anni), tra cui spicca l’opera di Primo Levi (Se questo è un uomo, del 1947, e I sommersi e i salvati, del 1986), oltre che alla presenza di film, documentari e serie televisive, il negazionismo, tuttora diffuso (in particolare in rete) non ha intaccato il posto centrale che lo sterminio degli ebrei ha assunto nella memoria collettiva
Il genocidio
Il genocidio degli ebrei ed i campi di concentramento
L’inizio della seconda guerra mondiale, con l’invasione della Polonia, segna un deciso cambiamento di rotta nelle politiche dei nazisti a danno degli ebrei.
Già dalla fine del 1939, dopo che hanno conquistato in modo fulmineo la Polonia, paese dove abitavano circa 3 milioni di ebrei, i nazisti iniziano a confinarli in ghetti. Si trattava di piccole aree completamente isolate dal mondo circostante, spesso recintate, dove gli ebrei venivano deportati ed obbligati a vivere in condizioni misere, senza la possibilità di lavorare. In Polonia ed in Unione Sovietica i tedeschi avrebbero istituito più di 1000 ghetti. Si trattava di una misura provvisoria, in attesa di una strategia efficace per l’eliminazione totale. Un ghetto che è rimasto particolarmente famoso è ad esempio quello di Varsavia, che in meno di due chilometri quadrati ospitava 400.000 ebrei, che nella primavera del 1943 avrebbero organizzato un’insurrezione armata, soffocata sanguinosamente dai nazisti. Nei ghetti, gli ebrei erano costretti ad indossare segni di identificazione, come bracciali o targhette. Se da una parte l’ordine era fatto rispettare da una polizia interna, dall’altra i ghetti vedono numerose forme di resistenza, come l’introduzione di cibo, informazioni armi e medicine. Nell’autunno del 1941 gli ebrei, che dal settembre del ‘41 sono obbligati ad indossare una stella di David gialla cucita sugli abiti sin dall’età di 6 anni, non possono più emigrare dal Reich: tutti quelli che non erano riusciti ad andarsene prima si trovavano dunque in trappola, perché il 20 gennaio del 1942 ha luogo la Conferenza di Wannsee, presso una villa nell’omonimo quartiere di Berlino. A Wannsee si incontrano 15 importanti gerarchi delle SS, dello stato nazista e del partito nazista, per discutere del modo in cui sarebbe stata applicata la soluzione finale, nome in codice per l’eliminazione fisica sistematica degli ebrei d’Europa. Non viene auspicata un’unica soluzione, ma in generale da questo momento le politiche naziste sono apertamente indirizzate ad uno sterminio di massa degli ebrei. Vengono studiate strutture dedicate allo sterminio, approntate in luoghi come Auschwitz, dove gli ebrei saranno eliminati in massa attraverso metodi come le camere a gas. Altri prigionieri ebrei, organizzati in squadre speciali (Sonderkommando), avevano il compito di eseguire, tra le altre cose, la cremazione dei numerosi cadaveri in forni crematori industriali. Moltissimi altri prigionieri invece continueranno a perdere la vita nei campi di lavoro, obbligati a compiere sforzi disumani per sostenere l’economia bellica della Germania.
Più tardi, nell’ inverno tra il 1944 ed il 1945, mentre i Russi avanzeranno verso la Germania, le SS deporteranno gli ebrei russi verso i campi di concentramento ad ovest, all’ interno dei confini della Germania. Molti di loro moriranno o saranno uccisi durante le devastanti marce che ricordiamo come marce della morte, e per molti di quelli che riusciranno a raggiungere i campi il destino non sarà migliore.



