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Ferite dal passato ancora non ricucite

<<Adesso nell’alloggio segreto non si fa che discutere. Kraler ci ha rimproverato la nostra imprudenza. Anche Henk dice che in un caso simile non dovremmo mai scendere sotto. Dobbiamo ricordarci che siamo dei clandestini, che siamo ebrei incatenati, incatenati in un determinato posto, senza diritti ma con mille doveri. Noi ebrei non possiamo far valere i nostri sentimenti, dobbiamo esser forti e coraggiosi, dobbiamo addossarci tutte le scomodità e non mormorare, dobbiamo fare ciò che possiamo e fidare in Dio. Questa maledetta guerra dovrà pur finire, e allora saremo di nuovo uomini, e non soltanto ebrei. Chissà che non debba ancora essere la nostra fede, quella che insegnerà il bene al mondo e ai popoli, e che per questo, per questo soltanto occorra che noi soffriamo. Non potremo mai diventare soltanto olandesi, soltanto inglesi, o cittadini di qualunque altro paese, ma rimarremo sempre anche ebrei e vogliamo rimanere ebrei. Coraggio! Rimaniamo consci del nostro compito e non mormoriamo; la salvezza verrà, Dio non ha mai abbandonato il nostro popolo. Gli Ebrei sono sopravvissuti attraverso tutti i secoli, gli Ebrei hanno dovuto soffrire per tutti i secoli, ma ciò li ha anche resi più forti; i deboli cadono, ma i forti sopravviveranno e non periranno mai! In quella notte sapevo di dover morire, aspettavo la polizia, ero pronta, pronta come i soldati sul campo di battaglia. Mi sarei volentieri sacrificata per la patria; ma ora che sono salva, il mio primo desiderio è di diventare olandese, dopo la guerra. Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo. Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora. Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura>>.

Queste sono alcune parti del diario di Anna Frank che scrisse nel 1944 poco prima del loro ritrovamento da parte dei soldati tedeschi.

 

Pur non essendo appassionata della storia in tutto il suo complesso mi attrae molto la storia contemporanea quindi il periodo compreso dall’affermarsi della Belle Epoque sino ai giorni nostri è per questo che ho deciso di concentrare la mia tesina in uno degli eventi che ha caratterizzato la seconda guerra mondiale, la shoah, cercando di capire o almeno di interpretare al meglio cosa e chi abbiano portato alla diffusione di questo tragico evento. Per quanto riguarda la letteratura ho deciso di apportare dei collegamenti con Primo Levi leggendo uno dei suoi capolavori, più precisamente un diario di guerra “Così fu Auschwitz”.

Oggi molti bambini in diversi siti web si divertono molto a giocare alla guerra a sparare, uccidere, difendere la propria nazione con un semplice personal computer ed un mouse, ma la guerra non è affatto un gioco è un qualcosa che ti segna profondamente e se lo vivi in prima persona ancora di più. Con questo si possono comprendere molte cose tra le quali che la vita è un dono unico e non può essere spazzato via dagli imbrogli, da persone ingenue o da un piccolissimo proiettile che può essere fatale.

Auschwitz a partire dalla metà del 1940, funzionò il più grande campo di sterminio di quella sofisticata «macchina» tedesca denominata «soluzione finale del problema ebraico». Auschwitz era una vera e propria metropoli della morte, composta da diversi campi – come Birkenau e Monowitz – ed estesa per chilometri. C’erano camere a gas e forni crematori, ma anche baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di venire avviati alla morte. Gli ebrei arrivavano in treni merci e, fatti scendere sulla cosiddetta «Judenrampe» (la rampa dei giudei) subivano una immediata selezione, che li portava quasi tutti direttamente alle «docce» (così i nazisti chiamavano le camere a gas). Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di ebrei.

Pearl Harbor colonna sonora - Unknown Artist
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